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Poco sale purché iodato!

La riduzione dei disturbi da carenza alimentare di iodio grazie alla corretta assunzione di sale iodato in età adulta e in età pediatrica è uno dei fronti su cui si stanno impegnando OMS e FAO, come obiettivo primario per la salute pubblica.

L’indicazione, interpretata a livello nazionale dal Gruppo di Coordinamento Nazionale per la Iodoprofilassi presso il Ministero della Salute, viene a dodici anni dall’introduzione del primo programma nazionale di iodoprofilassi che ha portato un rilevante miglioramento, con una percentuale di sale iodato sul totale del venduto aumentata dal 30 al 60%: un risultato significativo verso l’obiettivo dell’85% indicato dall’OMS.

Alcune Regioni (Liguria, Toscana, Marche, Lazio e Sicilia) hanno raggiunto il livello sufficiente di assunzione, tanto da registrare la sparizione del gozzo in età scolare. Nelle altre, fra cui il Veneto, è necessario un ulteriore sforzo di informazione.

Lo iodio è elemento essenziale per il corretto funzionamento della tiroide.
La sua carenza causa gozzo e gravi disordini neuro-cognitivi.

 

Una dieta equilibrata che include 2 porzioni di pesce a settimana, latte tutti i giorni, e un po’ di latticini, garantisce solo il 50 % del fabbisogno giornaliero di iodio: 90 μg nei bambini fino a 6 anni, 120 μg fino ai 12 anni e 150 μg negli adulti.
Durante la gravidanza e l’allattamento il fabbisogno aumenta a 250-300 μg al giorno per un corretta funzione tiroidea materna e fetale, indispensabili per lo sviluppo del sistema nervoso centrale del feto.

 

L’utilizzo di sale iodato dunque è fondamentale perché consente di coprire il fabbisogno giornaliero, fornendo 30 μg di iodio per grammo di sale.

Purtroppo attualmente una grossa fetta della popolazione italiana non assume sale iodato, perché ne ignora i benefici o peggio a causa di alcuni preconcetti. E’ bene quindi sottolineare che il sale iodato è un alimento che, se assunto in quantità adeguate, non ha effetti collaterali.
La profilassi iodica infatti non è in contrapposizione con le raccomandazioni dell’OMS di ridurre il consumo di sale (non più di 5 g al giorno negli adulti, 2-3 g nei bambini sopra il primo anno di vita) per la prevenzione dell’ipertensione, delle malattie cardiovascolari e di altre patologie dovute all’eccessivo consumo di sale: la quantità di iodio aggiunto al sale per uso alimentare (30 µg/g) consente un apporto iodico adeguato anche in presenza di un consumo di sale contenuto nei limiti suggeriti da cardiologi e nutrizionisti.

Se in passato la iodoprofilassi è stata condotta principalmente dagli endocrinologi, oggi anche ginecologi, pediatri, medici di medicina generale e nutrizionisti si stanno impegnando per il messaggio “POCO SALE PURCHÈ IODATO”, con l’intento di prevenire sia le patologie legate all’eccessivo consumo di sale che i disordini da carenza iodica.

Fonte: Ministero della Salute e Quotidiano Sanità

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