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Cancro al rene: l’obesità è il maggiore fattore di rischio

Cancro al rene correlazione obesità

Il cancro del rene è una malattia causata dalla presenza di cellule tumorali nel rene, in particolare nel rivestimento dei tubuli renali. È uno dei tumori meno frequenti e, statisticamente, colpisce di più gli uomini.

Nonostante questo si registrano ogni anno circa 3.400 casi, di cui il 25% in persone che soffrono di obesità. L’obesità oggi interessa il 10,5% degli italiani e un peso che supera del 25% il peso raccomandato espone ad un rischio più alto della media di sviluppare questo tipo di neoplasia.

Oltre al sovrappeso e all’obesità, va considerato il fumo di sigaretta, in particolare negli uomini.” spiega Camillo Porta, medico dell’Oncologia Medica della Fondazione IRCCS Policlinico «San Matteo» di Pavia, “i tabagisti presentano un rischio del 50% più elevato di sviluppare un tumore localizzato nel parenchima renale rispetto a coloro che non hanno mai fumato. Per i tumori della pelvi la relazione è ancora più forte: i fumatori presentano un rischio tre volte più elevato e proporzionale al numero di sigarette fumate ogni giorno e agli anni di esposizione.

Altri fattori di rischio sono l’ipertensione, una patologia renale avanzata e infine l’esposizione continuativa a sostanze tossiche, dovuta a quei mestieri che espongono a sostanze potenzialmente cancerogene.

Per favorire la prevenzione AIMaC (Associazione Italiana Malati di Cancro, parenti e amici) ha lanciato la nuova edizione dell’opuscolo sul tumore del rene, disponibile sul sito www.aimac.it, che contiene consigli su uno stile di vita improntato alla prevenzione e sugli aspetti sociali ed assistenziali che impattano sulla vita quotidiana dei malati e della loro famiglia.

Fortunatamente dal mondo della ricerca giungono alcune buone notizie.
Fino ad oggi chemioterapia e radioterapia si sono dimostrate poco efficaci per questo tipo di neoplasia. A dare risultati migliori sono i farmaci a bersaglio molecolare.
Giuseppe Procopio, responsabile dell’Oncologia Medica genitourinaria della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, spiega che «per i pazienti con neoplasia in fase metastatica, tali farmaci hanno permesso di allungare la sopravvivenza di oltre due anni. Queste terapie sono caratterizzate da un comune denominatore: svolgono un’azione ‘anti-angiogenica’, hanno cioè la capacità di inibire la formazione di nuovi vasi sanguigni. Questa azione interferisce con lo sviluppo del tumore che, per crescere, ha bisogno di ossigeno, di sangue e di nuovi vasi sanguigni che lo irrorino».

Altre terapie sono al momento in fase di perfezionamento e ci sono buone speranze di ottenere strumenti efficaci per migliorare la sopravvivenza dei pazienti e garantire una buona qualità della vita.

Fonte: www.aimac.it e www.lastampa.it/salute

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